Nella ricchissima produzione saggistica e letteraria di Umberto Eco si puo` individuare una certa coerenza argomentativa di temi: una riflessione costante sulla natura e il meccanismo dei segni. Infatti egli ha piu` volte affermato di aver messo nei suoi romanzi cio` che di cui non si puo` teorizzare. Nel Lector in fabula (Bompiani, 1979) Eco mette in luce diverse strategie testuali che un lettore empirico puo immaginare nel corso della lettura come fatte dall`Autore Modello, o che l`autore empirico ci dispone aspettandosi che possano venire individuate dal Lettore Modello. Allora si potrebbe aspettare che Eco come romanziere abbia disposto nei suoi romanzi altrettante strategie. E una delle quali e` quella del "narrare", che a prima vista sembra semplice, ma in realta` alquanto complicata. Non e` omogeneo il modo di narrazione in quattro romanzi, perche` pare spesso che ci siano piu` narratori invece che uno; per esempio ne I l nome della rosa ci sono sovrapposte delle voci implicite oltre a quella di Adso, autore vero del manoscritto, cosi che non si potrebbe dire che egli e` il narratore autentico. Invece ne L`isola del giorno prima e nel Baudolino fa la narrazione una terza persona (che sarebbe Eco come autore empirico), ma spesso interviene il protagonista a narrare in prima persona. Cosi le diverse voci implicite spostano continuamente il quadro o il punto di vista della narrazione. Il variare di voci di narrazione serve soprattutto a coinvolgere il lettore nelle vicende come se le guardasse direttamente da vicino. Dunque nei romanzi di Eco il modo di narrare diventa una strategia testuale che renda piu` verosimile il racconto, che in fondo non e` altro che un "mondo possibile" creato appunto nell`immaginazione dell`autore.