Il De Vulgari Eloquentia si affronta il problema della lingua e dell`arte in volgare. Il trattato si rivela come il frutto di una salda cultura scolastica. Dante concepi la sua opera come sintesi e somma di tutte le varie esperienze di lingua e di stile, in prosa e in verso, attraverso le quali era passata la sua arte. Dante pone a fondamento della sua trattazione e la "locutio vulgaris"; il linguaggio umano inteso nella sua universalita, come mezzo di espressione e di comunicazione da uomo a uomo; "naturalis". Accanto alla "locutio vulgaris" si pone una "locutio secundaria potius artificialis": il linguaggio della cultura. Dante procede con ragionata dimostrazione che occupa tutto il primo libro e ne dichiara il carattere specifico di introduzione generale. Il linguaggio e necessario soltanto all`uomo; non agli angeli, che nella loro beatitudine celeste possiedono una reciproca intuizione dei loro pensieri; non ai bruti, che sono guidati dall`istinto. Solo l`uomo ha bisogno della parola. Ond`e ragionevole supporre che Adamo, creato in istato di grazia, sia stato il primo parlante, manifestando con la parola la sua gioia e la sua gratitudine verso Dio creatore. L`idioma che Adamo si foggio con le sue labbra si storicizzo nella lingua del popolo ebraico: fu l`ebraico. Ma quel naturale orgoglio che fece gli uomini ribelli a Dio al tempo della torre di Babele, infranse l`unita spirituale della prima famiglia umana. Cosi la primitiva "forma locutionis" propria della persona morale si continuo soltanto nel popolo eletto, mentre, accanto a essa, sorsero altre "formae locutionis" nate dall`orgoglio e dall`egoismo. Esse originarono nuovi idiomi, come espressione comune delle singole comunita sociali che si costituirono vitalmente per opera della ragione. Il linguaggio umano si ricostitui dunque come mezzo di comunicazione da uomo a uomo dopo la confusione delle lingue, e poiche l`uomo e un animale estremamente instabile e mutevole, il suo linguaggio continuamente si trasforma e si differenzia per lontananza di tempi e di luoghi. Il De Vulgari Eloquentia nel Trecento e nel Quattrocento era praticamente rimasto fuori scena. Si conservava memoria del titolo, e qualche informazione estremamente scarna circolava sul contenuto. Il trattato dantesco fa la sua comparsa durante la prima meta del Cinquecento. Nel 1520 Trissino diede alle stampe il De Vulgari Eloquentia in traduzione italiana. Egli aveva fatto conoscere il contenuto del Trattato dimenticato per tutto il Quattrocento.