Cos`e il "classico"? Dopo l`uso esemplare del termine di Aulo Gellio nel secondo secolo d. C., esso vuol dire diverse cose secondo il tempo e il luogo, e secondo chi lo usa in determinate circostanze. Nella cultura europea il "classico" si riferisce di solito al mondo greco-romano, mentre nelle altre culture puo riferirsi alle altre cose, come nel caso di 고전(古典), che letteralmente designa "testi antichi". Inoltre esso puo essere definito con significati diversi a seconda dei differenti settori artistici, come la letteratura, l`arte o la musica. Ma qualunque sia la sua definizione, il "classico" ha a che fare con cio che e gia stato nel tempo passato, sia remoto o no, e che ha qualche valore o significato nel presente, tale da diventare un modello o un esemplare da seguire. In questo senso la dinamica del "classico" si rivela nel suo ritorno o il rinascere dopo un certo tempo, come sottolinea S. Settis nel suo libro Futuro del "classico". Questo avviene perche ogni cosa che si puo chiamare "classico" contiene qualcosa universale e costante che dura nel tempo. Ma nel suo rinascere ogni "classico" puo assumere altre connotazioni aggiuntive, inserendosi in un nuovo contesto storico-culturale, e cosi puo sembrare un`altra cosa pur rimanendo sempre se stesso. E questo si manifesta nel modo piu concreto nella traduzione dei testi classici in un altra lingua, perche la traduzione presuppone una propria interpretazione che riflette gli inevitabili cambiamenti di mentalita, sensibilita, o punti di vista di chi legge in un altro contesto. In questo senso Walter Benjamin afferma che il vero scopo della traduzione e quello di liberare cio che e nascosto nel testo. Se e vero che il "classico" e qualcosa da interpretare dal punto di vista di chi lo legge come la traduzione, il suo significato puo rinnovarsi sempre nel tempo presente.