Si dice che le celebrazioni per il 150° anniversario dell`unita d`Italia siano animate da una logica inversa rispetto a quella che dovrebbe guidare la riflessione storiografica e la trasmissione pedagogica del sapere storiografico. Nella maggior parte dei protagonisti del dibattito intorno al 150° c`e, infatti, una dominante e irrefrenabile ansia di attualizzazione: presentare Garibaldi, Mazzini, Cavour ecc., come se fossero davvero dei contemporanei italiani. Questo e l`imperativo assoluto. Dopodiche, a seconda di diversi intenti politici, si invita a tributare ammirati onori a questi presunti contemporanei; oppure gli si lanciano contro devastanti anatemi; oppure critiche selettive (si e a favore di una componente del movimento risorgimentale, ma non di un`altra: per i democratici e non per Cavour, o viceversa; per i federalisti e non per i centralisti, e viceversa; ecc.). Il Risorgimentoa, secondo Jovine, Silone e altri neorealisti, e una procedura sbagliata, che comporta distorsioni gravi nella conoscenza del passato. Silone, nella sua narrativa Fontamara, racconta la realta di un paese di montagna della Marsica, dominato dalla poverta e popolato da contadini, durante i primi anni del periodo fascista causato il risogimento sbagliato. L`opera di Jovine, che e un narratore di tradizione essenzialmente naturalista cresciuto nella realta contadina del Molise, propone al lettore un tema reale e scottante della vita nel meridione che viene mescolato all`espansione del regime fascista e il risorogimento che portera alla famosa "questione meridionale".