I poemi cavallereschi iniziavano di norma con un proemio, che in genere veniva modellato su quello dell’Eneide, il principale poema epico della cultura latina, scritto dal poeta e filosofo Publio Virgilio Marone. Il proemio dell``Eneide e formato da 11 versi, in cui l’autore espone brevemente l’argomento dell’opera esegue un’invocazione alla Musa, chiamata ad ispirare nel poeta il ricordo del passato. Tale forma di incipit, tipica del poema epico, fu imitato, seppure con varie modifiche, da varie forme letterarie nel corso dei secoli, ed e apparso anche nell’epica cavalleresca. Anche il proemio di Ludovico Ariosto, che occupa le prime 4 ottave, seguendo il modello della tradizione classica, contiene una breve esposizione dell’argomentoe un’invocazione. Quest’ultima, pero, contiene un elemento innovativo notevole, in quanto Ariosto si rivolge non alle Muse o a Dio, bensi alla donna amata(1:2:5-8). L’invocazione ariostesca e un’innovazione nel senso che Ariosto chiede alla donna amata non tanto l’ispirazione per il suo canto, bensi di rendergli il suo ingegno, persa a causa dell’amore che il poeta aveva nutrito nei confronti di lei, in modo da essere in grado di portare a compimento la propria opera poetica. Il poeta inizia, cioe, esponendo il suo caso personale: e gli si rende conto che il proprio intelletto e condizionato dall’amore, che per sua natura e irrazionale, e tale presa di coscienza gli fornisce il pretesto per confrontare la sua storia con quella del suo protagonista, Orlando, che per amore diventa completamente demente, mentre prima era considerato un uomo molto saggio (1:2:1-4). Attraverso tale artificio poetico, inoltre, l’autore mette allo scoperto anche la propria limitatezza, che peraltro e quella insita nella natura umana, che per definizione e imperfetta: questo e parte del carattere rinascimentale che il poeta voleva conferire alla sua opera. Infine, il proemio si conclude con la dedica al cardinale Ippolito d’Este (di cui Ariosto era stato a lungo segretario). Nel proemio, la dedica costituisce un elemento nuovo, che non esisteva nei proemi dei poemi epici classici, e che nasce nel Post-Medioevo dalla cultura del mecenatismo culturale.