Nel pensiero di Ariosto la concezione tradizionale della fallacita del giudizio umano assume nuovi significati, che rispecchiano la concezione rinascimentale della realta e della condizione umana, affermatasi tra l’ultimo ’400 e i primi del ’500. Agli occhi del poeta, come pure dei maggiori esponenti della civilta rinascimentale, la realta si rivelava estremamente mutevole e confusa. Tale incertezza muoveva dale sconcertanti esperienze politiche e sociali del tempo, che mettevano in crisi i tradizionali valori morali; l’artefice delle vicende umane sembrava essere la ‘fortuna’, che si manifestava nel ritmo sconvolgente e imprevedibile delle azioni degli uomini. Di fronte ad una tale concezione della realta, il giudizio umano rivelava una natura estremamente problematica: esso era sempre condizionato e insidiato non solo dalle mutevoli apparenze della realta esteriore, ma soprattutto dall’incontrollabilita degli istinti (e dei risultanti impulsi) emergenti dall’interiorita di ogni persona. Tali istinti ed impulsi, mossi da ferventi passioni, spingono gli uomini ad agire irrazionalmente. La fallacia del giudizio umano, in tal modo, non veniva a costituire un’eccezione rispetto ad una norma di razionalita, che comunque avrebbe dovuto guidare l’agire umano, bensi si configurava come un’ineluttabile dimensione della realta umana.