Il presente articolo si propone di studiare un elemento antico, ovvero il Coro introdotto nelle tragedie manzoniane e di chiarire le sue caratteristiche come un canto epico-lirico.
Un'altra novità singolare nelle tragedie manzoniane è data dalla funzione nuova attribuita al coro, concepito come un testo autonomo. Il coro era stato un elemento fondamentale del teatro dell'antica Grecia ed era considerato il punto di partenza della rappresentazione. È noto che Manzoni lo abbia introdotto nelle tragedie, rinnovando l'uso greco e il suo antico spirito, e cercando di ottenere in parte la finalità medesima che quello si proponeva. Un'invenzione antica viene trasformata una cosa moderna nelle tragedie manzoniane.
Nella tragedia greca antica i cori erano parte integrante dell’opera ed interpreti dei sentimenti e dei princìpi morali dell’opinione pubblica. Manzoni teneva presente l'alta importanza che il coro aveva avuto nel dramma antico per le sue finalità etiche. Egli lo volle introdurre per non perdere l'efficacia morale. I cori di Manzoni rappresentano un «cantuccio», come l'autore stesso definisce, con il quale egli espone le sue personali considerazioni e riflessioni, dando al lettore la chiave di lettura intellettuale e morale di ciò che si sta svolgendo.
Manzoni, così, prende distanza dalle passioni dei personaggi ed offre al pubblico il suo giudizio, o quantomeno una riflessione morale. Il coro è ripensato come luogo di meditazione tra autore e pubblico, che può così essere aiutato a distanziarsi dal coinvolgimento emotivo con il singolo personaggio a favore di riflessioni più generali.