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Sia nella vita di Dante sia in quella di Petrarca, ci pensiamo al potere della loro letteratura. La loro condotta politica e il loro modo di vedere la realtà sono coerenti, incrollabili, indipendentemente dalla politica attiva di una persona, dalla politica passiva di un'altra. Non è esagerato dire che la loro letteratura ha scosso l'Europa per mezzo secolo, e ha scosso il mondo intero per 700 anni. Sia nel caso di Dante, che nella vita attiva, sia nel caso di Petrarca, che nella vita contemplativa, il fatto che l'opera in volgare italiano sia stata la più vigorosa e ricchissima di risposte è un punto comune. Per quanto riguarda il valore e l'importanza della letteratura e la storia della vita politica, Petrarca, chi pur aveva disprezzato Dante come un letterato in volgare, divenne anch'egli un letterato in volgare.
Dante, in confronto al peso della vita politica, era legato a una posizione di grande responsabilità e preferiva quella della sua città natale, Firenze, mentre Petrarca si accontentava di una posizione relativamente piccola, di minore responsabilità senza essere legato a Firenze, preferendo meditare e viaggiare da solo.
Insomma, Dante diventa una figura medievale e contemporaneamente una figura che chiude il Medioevo, mentre Petrarca diventa umanista che inizia il Rinascimento. Così Dante è la figura che lega il Medioevo alla modernità, Petrarca è il padre del Rinascimento.